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Ha vissuto da fuggitivo per due settimane, nascosto e terrorizzato dalle possibili vendette. Yassin Hassen Amri, 21 anni, è stato arrestato dalla Squadra mobile di Perugia venerdì sera, nella casa di Ponte San Giovanni dove si era rifugiato dopo la notte di violenza in Porta Conca, costata la vita al 23enne Hekuran Cumani, originario di Fabriano.
Quella sera, secondo la ricostruzione della procura, un banale scambio di battute sul calcio avrebbe innescato la lite degenerata in tragedia. Pochi istanti, poi la coltellata al petto. Fuggendo, Amri avrebbe detto agli amici: «L’ho bucato». Una frase che lascia intendere la consapevolezza immediata della gravità del gesto. Quando, durante l’interrogatorio, qualcuno gli ha confermato che Hekuran era morto, il giovane – riferiscono gli inquirenti – è scoppiato a piangere.
Il 21enne avrebbe vissuto i giorni successivi chiuso in casa, «per paura di ritorsioni non tanto dalla famiglia della vittima, quanto dalla comunità albanese che avrebbe potuto reagire a prescindere», come ha spiegato il procuratore capo Raffaele Cantone. Il timore di vendette, secondo quanto emerso, era palpabile anche tra i familiari e gli amici del ragazzo.
Intanto, l’inchiesta va avanti. Gli investigatori hanno recuperato diversi indumenti indossati da Amri la notte dell’omicidio – un giubbino nero, pantaloni con una banda laterale e le scarpe – e li hanno posti sotto sequestro. Il coltello utilizzato per uccidere non è ancora stato ritrovato. Secondo le intercettazioni ambientali, Amri lo avrebbe mostrato agli amici presenti nell’auto della fuga, un’Audi A3, prima di disfarsene.
Proprio su quell’auto la polizia scientifica sta effettuando accertamenti per isolare eventuali tracce di sangue e risalire al profilo genetico della vittima. Gli inquirenti indagano anche sul telefonino reale del sospettato, dal momento che alla squadra mobile ne avrebbe consegnato uno vecchio, non più utilizzato. Gli esperti stanno cercando un audio registrato nelle ore successive all’omicidio, in cui Amri avrebbe scoperto la morte di Hekuran.
Un elemento definito “inquietante” dal procuratore Cantone è invece l’episodio dell’auto incendiata appartenente al padre di un amico dell’indagato. Al momento, non ci sono collegamenti diretti con il delitto, ma gli investigatori non escludono alcuna ipotesi.
L’arresto è avvenuto per il rischio di fuga e per «l’ulteriore inquinamento probatorio», come riportato nell’ordinanza. Amri è ora accusato di omicidio volontario aggravato. Secondo la ricostruzione, durante la rissa nel parcheggio del Dipartimento di Matematica, avrebbe colpito Cumani al cuore e a un polmone, provocandone la morte immediata.
Dietro l’assurda violenza, un contrasto banale: una frase sul calcio, un «Forza Marocco» rivolto a un gruppo di ragazzi umbri, parole che si sono trasformate in scintilla di un delitto che ha sconvolto due comunità – quella di Fabriano e quella di Perugia – unite ora dallo stesso dolore e dalla stessa domanda: come è possibile che una vita venga spezzata per così poco?

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