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FERMO – Disordini nel carcere di Fermo nella notte tra il 28 e il 29 dicembre. Due detenuti sono stati arrestati in flagranza dopo una protesta degenerata in violenza, con un incendio appiccato in cella e il sequestro di fatto di un ispettore della polizia penitenziaria durante le operazioni di emergenza.
Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Fermo ha convalidato l’arresto dei due reclusi, ritenendo gravi e pericolose le condotte contestate. Il gip, però, ha respinto la richiesta della Procura di applicare ulteriori misure cautelari, considerando che entrambi sono già detenuti e con fine pena fissati rispettivamente al 2032 e al 2043.
Secondo la ricostruzione, tutto sarebbe iniziato dopo il rifiuto del personale di accogliere la richiesta dei due di cambiare cella. Da lì la protesta avrebbe preso rapidamente una piega aggressiva: insulti e minacce agli agenti, lancio di stoviglie e cibo nel corridoio e, infine, l’incendio di cuscini e lenzuola all’interno della stanza di detenzione.
Il fumo sprigionato dalle fiamme ha provocato un malore a un altro detenuto, non coinvolto nei fatti, rendendo necessario l’intervento dei sanitari e dei vigili del fuoco. Le operazioni di soccorso e messa in sicurezza, però, sarebbero state ostacolate dal danneggiamento della serratura della cella, che ha impedito un accesso immediato. Gli agenti avrebbero dovuto ricorrere a una smerigliatrice per aprire la porta.
È durante questa fase che la situazione sarebbe ulteriormente degenerata. Uno dei detenuti avrebbe tentato di impadronirsi dell’attrezzo, con l’intento di usarlo contro un ispettore. Una volta aperta la cella, i due – armati di una lametta – avrebbero continuato a minacciare il personale, trattenendo di fatto un ispettore per circa 45 minuti. La tensione si è allentata solo dopo una lunga trattativa e l’intervento di più agenti, coordinati dal comandante Antonio Mottola.
Ai due detenuti vengono contestati i reati di sequestro di persona, violenza e minaccia a pubblico ufficiale, incendio, danneggiamento aggravato e resistenza aggravata, con l’aggravante della recidiva. L’episodio riaccende l’attenzione sulle condizioni di lavoro della polizia penitenziaria e sulla gestione delle emergenze all’interno degli istituti di pena.
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