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L’AQUILA – Ultima udienza ieri, nel Tribunale per i Minori dell’Aquila, per la vicenda della ragazza di 14 anni di Vasto, stordita e poi abusata da alcuni coetanei durante una festa. I fatti risalgono a due anni fa, ma la ferita resta aperta. Il video della violenza, ripreso con un telefono, fu condiviso nella chat di classe e diffuso sui social, travolgendo la giovane in un vortice di dolore e vergogna.
Alla sbarra due ragazzi oggi di 16 e 17 anni, accusati di violenza sessuale di gruppo e diffusione di materiale pedopornografico. Secondo l’indagine condotta dalla polizia, la vittima era stata convinta da un’amica – allora tredicenne e quindi non imputabile – a fumare marijuana e a seguirla in una casa privata. In quell’abitazione la 14enne, ormai in stato di incoscienza, sarebbe stata violentata mentre uno dei due adolescenti filmava tutto con il cellulare. Il giorno dopo, il video è diventato oggetto di condivisione tra compagni e conoscenti, amplificando la violenza e distruggendo la sua quotidianità.
I due imputati, assistiti dai rispettivi difensori, hanno negato ogni responsabilità, ma le immagini mostrate in aula raccontano una verità diversa. Per la giovane, che non si è mai presentata in tribunale, il processo è stato comunque un percorso doloroso. Al suo posto c’è stata la madre, che ha seguito ogni udienza con dignità e dolore. Durante la proiezione del filmato la donna è stata colta da un forte malore, ma ha trovato la forza di lanciare un messaggio pubblico: nessuna ragazza deve sentirsi sola, nessuna vittima deve vergognarsi, e ogni abuso va denunciato.
Dopo la diffusione del video la ragazza ha dovuto lasciare scuola e città, cercando di ricominciare altrove, protetta dall’affetto dei familiari. Il processo è arrivato alla fase finale: la sentenza è attesa per il 26 gennaio.
Il caso di Vasto non è solo una storia di cronaca giudiziaria, ma il simbolo di un dramma sociale che chiama in causa famiglie, scuole e istituzioni. Una vicenda che ricorda quanto sia urgente educare i ragazzi al rispetto, alla consapevolezza digitale e al valore dell’empatia. Perché dietro ogni video condiviso senza pensare può esserci una vita spezzata.
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