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C’è una svolta nelle indagini sull’uccisione di Hekuran Cumani, il 23enne di Fabriano colpito a morte con una coltellata nel parcheggio di via Vanvitelli, a Perugia. Nel fascicolo della Procura compare ora il nome di un 21enne di Ponte San Giovanni, indagato per omicidio volontario aggravato. Il giovane era già stato iscritto per minacce e porto abusivo di oggetti atti a offendere, poiché coinvolto nella rissa scoppiata all’esterno della discoteca di via Pascoli. L’avviso di garanzia è stato recapitato ieri pomeriggio ai legali degli indagati, in vista dell’autopsia fissata per oggi.
Accanto al 21enne, risultano indagati anche un 18enne, accusato di minacce aggravate e porto abusivo di armi, e la sua fidanzata di 20 anni, per porto abusivo. C’è poi un buttafuori di 28 anni, che dovrà rispondere di lesioni aggravate per aver picchiato il fratello della vittima, Samuele Cumani.
L’avvocato Vincenzo Bochicchio, difensore del 21enne accusato di omicidio, ha dichiarato: «Prendiamo atto della contestazione della procura e attendiamo gli sviluppi di un’indagine complessa». Oltre all’esame autoptico, affidato alle dottoresse Eugenia Carnevali e Simona Severini, sono iniziate anche le analisi scientifiche sui reperti: pantaloni e scarpe sequestrati ai giovani, il tappetino di un’Audi A3 e l’interno di una Opel Corsa appartenente alla 20enne. Gli esperti cercheranno tracce ematiche e profili genetici, in particolare del sangue di Hekuran sui pantaloni del 21enne.
Le indagini, coordinate dalla pm Gemma Miliani, puntano anche a verificare l’origine dei coltelli usati. Uno, rinvenuto in un’auto e appartenente al 18enne, non sarebbe l’arma del delitto: l’altro, con cui Hekuran è stato colpito al collo e al torace mentre difendeva il fratello, è ancora da trovare.
Nel parcheggio dietro al 100dieci caffè, molti si sono accorti che Hekuran stava morendo: alcuni hanno tentato di soccorrerlo, ma la coltellata, unica e letale, non gli ha lasciato scampo. L’autopsia chiarirà quale organo sia stato colpito e il tipo di lama utilizzata. Gli inquirenti confidano che esami e accertamenti forniscano i tasselli mancanti per ricostruire con precisione la dinamica dell’omicidio.
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