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Tredici anni dopo l’omicidio di Domenico Rigante, l’assassino del tifoso 24enne del Pescara ha ottenuto la semilibertà ed è tornato a casa: Massimo Ciarelli, oggi 42enne, di giorno va a fare volontariato in un’associazione del pescarese, il pomeriggio va a casa dalla famiglia e la sera torna a dormire in carcere al San Donato. Ciarelli sta scontando 17 anni di carcere per omicidio volontario.
Il fatto risale al primo maggio 2012. Secondo l’accusa cinque uomini appartenenti alla comunità rom avevano organizzato una spedizione punitiva nei confronti del fratello gemello di Rigante, Antonio: Domenico, raggiunto da un colpo di pistola calibro 38 esploso da Massimo Ciarelli, sarebbe morto perché scambiato per il fratello. Il tutto nel quadro di un’aggressione legata ad attriti tra un gruppo di ultras e alcuni nomadi per motivi estranei all’ambiente calcistico.
L’omicidio scatenò un risentimento popolare a Pescara con scritte e manifesti contro i rom: il 6 maggio, in una manifestazione organizzata dai tifosi contro la comunità rom presente in città alla quale prese parte circa un migliaio di persone: in quella occasione fu anche contestato l’operato dell’allora sindaco, Luigi Albore Mascia, in quanto rappresentante delle istituzioni.
Ciarelli fu condannato a 30 anni di carcere in primo grado dal Tribunale di Pescara, condanna confermata dalla Corte d’Appello dell’Aquila. La Cassazione però aveva accolto il ricorso contro l’aggravante della premeditazione, annullando il processo di secondo grado: la Corte d’Appello di Perugia aveva quindi ridotto la condanna a complessivi 17 anni di reclusione. In Cassazione furono confermate le condanne per gli altri quattro componenti del commando: Luigi Ciarelli, condannato a 16 anni di reclusione, Domenico, Angelo e Antonio Ciarelli, condannati a 13 anni di carcere ciascuno, tutti per omicidio volontario. La famiglia della vittima aveva chiesto un risarcimento complessivo di 3,7 milioni di euro ai responsabili del delitto.
"In questi anni Ciarelli ha svolto un ottimo percorso - spiega il suo legale, l’avvocata Laura Filippucci - in carcere ha ricevuto la stima di tutti, un atteggiamento sempre rispettoso, ha svolto attività lavorativa, ha seguito i corsi. Sono ormai quattro anni che gli vengono concessi i permessi proprio per questa sua condotta, e quattro mesi fa ha ottenuto la semilibertà". 

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